Giornata mondiale contro il cancro

Il 4 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro il cancro organizzata dall’Union for International Cancer Control (Uicc). Lo slogan della giornata, che ne indica il messaggio principale, è Sfatiamo i miti. Bellissima idea, se sfatare i miti significa offrire un po’ di sana e corretta informazione senza cadere nei diktat, nella polemica e nel marketing. I miti da sfatare secondo Uicc sono tutti ugualmente importanti.

  1. Non parlare del cancro:  Spero che si sia più avanti di così, di cancro si può e si deve parlare perché l’informazione aiuta a conoscere gli strumenti di diagnosi precoce ma anche le cure più utili per chi ha una malattia tumorale cronica. Parlare e considerare le persone che hanno un tumore e non sono guarite e trascorrono grande parte del loro tempo negli ospedali con i controlli e le cure. Non si parla della loro condizione psicologica diversa dalla condizione di chi, pure avendo avuto il grande trauma del tumore, lo ha sconfitto o è in un periodo di assenza di malattia. Tanti sono i pazienti che convivono con una malattia che (forse) non guarirà e, inevitabile per loro, è l’attesa di un intervento o una somministrazione di chemioterapia. Sfatare il primo mito cioè iniziare a parlare di cancro in modo rispettoso e onesto è ammettere che esistano malattie non ancora curabili, e tanta gente che ha bisogno della nostra attenzione umana e professionale.
  2. Non ci sono segni e sintomi di cancro. Prima di confermare tale teoria sarebbe meglio consultare il medico come i tanti centri e associazioni che hanno materiale consultivo e di orientamento. Risaputa è la palpazione al seno della donna che può essere autonoma e che ha salvato mote vite.
  3. Non c’è nulla da fare per il cancro. Ci sono, invece, cose da fare, e se non tutte sono risolutive dobbiamo impegnarci ancora di più perché un giorno lo siano. Dobbiamo essere presenti per aiutare tutti ad avere una qualità della vita accettabile, a non avere dolore e a comprendere cosa stia accadendo e perché. Sfatare questo mito è accettare di assistere al dolore. Il dolore è difficile da guardare e solleva tanti dubbi, mette in crisi: non osservarlo perché fa paura è sbagliato. Il dolore esiste, esiste la morte ma esiste anche l’impegno onesto, leale perché le condizioni di vita, breve o lunga che sia, diventino accettabili e umane.
  4. Non ho il diritto di ottenere una cura per il cancro. La parità di trattamento non dipende solo dalle condizioni economiche, per fortuna l’Italia è ancora quasi indenne da alcune differenze atroci di altri Paesi apparentemente più evoluti. La differenza può essere nella preparazione del personale e nella struttura cui ci si affida, ed è una differenza che – piaccia o no sentirselo dire – ha un impatto sulla probabilità di guarigione o controllo a lungo termine della malattia. Aggiungiamo la Cooperazione quale comprensione di un solo, cruciale concetto: la cooperazione aiuta, la discordia tra medici e strutture sanitarie per questioni di marketing (sono quasi sempre questioni di marketing) dovrebbe essere sanzionata con severità e afferma l’importanza della Ricerca non svalutata dalle leggi di mercato. Perché, se a una cura equa e di alto livello per tutti si deve arrivare, è impensabile passare attraverso la reciproca critica tra chi dovrebbe fare gruppo unico per aiutare i malati.